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Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Smilčić

"Circa a metà strada, tra Benkovaz e Zara, trovate una colonna: sul lato che guarda il nord sta scritto «PER LA CROAZIA». Mentre la strada regia prosegue per Zara, un'altra bellissima, da quel punto, passando da Smilcic, Karin, Obbrovazzo, ed inerpicandosi sul monte Velebit, conduce nel cuore della Croazia, nella Lika, nella Krbava, fino a Zagabria. Io prendo quella strada e mi fermo a Smilcic, piccolo villaggio, povero e malsano, con poche case europee, dove avevo deciso di pernottare.

Era già sera fatta e, passeggiando con alcuni miei conoscenti lungo la via principale di Smilcic, mi feci dare qualche informazione d'ordine economico ed etnografico sui paesani. Mi sorprese la meschinità delle donne, la loro ciera terrea, le loro forme stanche. — Che vuole, signore, un po' la malaria, un po' l'indolenza finiranno per rovinare il nostro ceto campagnuolo. Le donne poi sono così meschine, perchè sono maltrattate: mangiano e bevono poveramente: a loro incombono i lavori più pesanti della famiglia. Avvizziscono ben presto: a 30 anni sono vecchie.

A cena, il negoziante Michelli che mi ospitò, mi fece il racconto di una nuova forma curiosa di punizione contro i ladri e i loro complici, inventata dal serdaro Bandalo, morto pochi anni fa. Era costui capo della colonna mobile, dei kolonasi, una succursale della gendarmeria, con residenza a Smilcic. Non sapendo come sradicare il furto dal contado, quando pigliava un ladro, o un complice, lo martoriava a morte. Aveva un modo speciale per far «cantare» i complici: li vestiva in ampi calzoni alla turca e vi chiudeva entro un gatto. L'animale inferocito studiatamente, mordeva e graffiava a sangue lo sventurato, nelle parti più delicate e più sensibili del corpo, tanto che, spesso, si confessava reo, o complice d'un furto, anche se non lo era. Era una tortura bella e buona! Per fortuna, l'attuale serdaro ne smise l'abitudine: così quei di Smilcic e dintorni avessero smessa l'abitudine del furto che, in certi casi, è considerato un atto valoroso, una bravata" (pp. 483-484).