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Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Bencovazzo

"Da Kistanje a Benkovaz, e da Benkovaz a Zara, per un percorso di circa 80 chilometri, la bellissima strada maestra, per un dolce pendìo, scende al mare. Benkovaz rimane a ponente di Kistanje. Lungo tutta la strada, l'indagatore d'archeologia trova ricca messe: qua e là sparpagliate macerie romane che attendono la luce della scienza: su parecchi colli rimangono ancora le rovine di castelli medioevali, di torrioni turchi, di kule appartenenti a signorotti, a piccoli don Rodrigo dell'epoca feudale. Sono documenti illustrativi: essi avrebbero oramai svelato il loro arcano storico, se la Dalmazia fosse un paese più fortunato, e i dalmati, anzichè badare alla quitanza mensile e al pane quotidiano, potessero, come gli inglesi, dedicarsi a studi liberi... e a cose patrie. […].

Dopo quattro ore di viaggio da Kistanje, entrai nella borgata di Benkovaz. Benkovaz, capoluogo del distretto omonimo, progredisce a vista d'occhio. Aumenta il numero delle case moderne lungo la sua via principale: in fondo ad essa, sorge la nuova palazzina comunale, un piccolo gioiello, a cui manca soltanto un bel piazzale dinanzi; numeroso il ceto civile che approfitta del contato quotidiano coi cittadini della capitale. Tutti i giorni passano vetture provenienti da Zara e tutti i giorni abitanti di Benkovaz vanno a Zara. Meglio che una borgata forese, di scarsi 2000 abitanti, Benkovaz può dirsi un lontano sobborgo di Zara.

Nel pianoterra della casa comunale, unico ritrovo pubblico, si unisce a conversazione la classe migliore del paese; cattolici e greci discorrono allegramente, riservandosi però di azzuffarsi calorosamente nelle lotte politiche e comunali. Quivi trovai il podestà Dapar, il primo assessore Novakovic, un tipo energico e risoluto, i due medici della borgata, l'intelligente segretario comunale, parecchi negozianti doviziosi tra cui il Mestrovich, lo Stojsavljevic, il Malessevic e molti altri. Mi accolsero tutti con cortesia squisita e con uno slancio ospitaliero che non ¡scorderò mai: il Novakovic mi offrì la sua casa, quantunque il paese vanti un albergo molto decente, e il simpatico Mestrovich m'invitò cento volte in sua casa e al caffè.

Erano tutti intorno al benamato Dapar e lo ascoltavano religiosamente. Eletto recentemente deputato al Consiglio dell'impero, raccontava le sue prime impressioni, le prime peripezie della sua vita parlamentare: per i suoi amici, che ne sapevano ben poco, ogni sua parola era una rivelazione. Io pure lo ascoltavo attonito, non potendo comprendere che un uomo, d'origine paesana, modesto e senza studi superiori, potesse, dopo soli venti giorni di soggiorno nelle aule parlamentari, parlar di simili cose, non dico con autorità, ma con supremo buon senso. Il Dapar gode le simpatie popolari a tal segno che, il primo giorno del suo ritorno da Vienna, tutti gli scolari, a scuola finita, si fermarono dinanzi al suo negozio, quasi per rimproverarlo della sua lunga assenza. […].

Benkovaz sorge in mezzo ad una vasta e fertile pianura. Sur [sic] un colle, quasi nel centro della borgata, è un castello scevro d'importanza storica. Più interessante il castello medioevale di Perusic, a sud-est di Benkovaz, circondato da mura, con un alto torrione merlato, con ferritoie ed altri dettagli dell'epoca: appartiene ora alla famiglia dei conti de Begna e pompeggia in cima ad una collina, poco distante da Benkovaz. Stando sulla terrazza del caffè si gode, oltre al passaggio di vezzose signore e di forosette gentili, l'emozione del frequente arrivo di carrozze da Zara. In una di queste, vidi arrivare il conservatore ed archeologo insigne, Glavinic, già noto ai lettori, insieme ad altri tre personaggi. «Si recano — mi dissero — a visitare le rovine di Asseria, sul vicino colle di Podgradje». Fu fortuna per me, chè ne profittai io pure, […]" (pp. 472-475).

"Circa a metà strada, tra Benkovaz e Zara, trovate una colonna: sul lato che guarda il nord sta scritto «PER LA CROAZIA». Mentre la strada regia prosegue per Zara, un'altra bellissima, da quel punto, passando da Smilcic, Karin, Obbrovazzo, ed inerpicandosi sul monte Velebit, conduce nel cuore della Croazia, nella Lika, nella Krbava, fino a Zagabria" (p. 483).