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Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Imoschi

"Giace la borgata d'Imoski a sud-ovest di Sinj, ad una sessantina di chilometri di distanza, ai confini della Bosnia. Ad essa trae la bella strada mediterranea, costruita dai francesi, nei primordi della loro occupazione della Dalmazia, sul principio del secolo. E sale quasi sempre, fino ad Imoski. A un paio d'ore da Sinj, essa attraversa il Cettina, presso Trilj, un paesello oggimai insignificante, ma dove il viaggiatore s'arresta, per visitare le poche tracce della più antica capitale della Dalmazia, Delminium. Pare oramai accertato che Delminium sorgesse nei dintorni di Trilj e fosse la prima capitale della provincia, prima ancora dell'occupazione romana. L'analogia etimologica tra Delminium e Dalmazia è palese. Volgete ancora una volta lo sguardo verso Sinj e vi si presenterà un grandioso panorama campestre, verdeggiante. Fatene buona provvista, chè il resto della strada fino a Imoski, sulle falde del Biokovo, attraversa paraggi abbastanza aridi e deserti. Da lontano però, molto prima d'arrivarci, scorgerete biancheggiare Imoski sul fianco meridionale di erta e ripida roccia, e non comprenderete come mai, nelle vicende ch'essa ebbe ad attraversare, il nemico abbia potuto prenderla d'assalto. Da tre parti essa è assolutamente inaccessibile.

La superba borgata montana, l'Emota degli antichi, ha rinomatissimi mercati: vi accorrono paesani che sembrano scappati dal mondo favoloso dei giganti. Sono di razza bosnese, della migliore, poco dissomigliano nel vestire e nelle costumanze, da quei dei distretti montani della vicina Bosnia: alti, forti, nerboruti, slanciati, dalla muscolatura erculea, dallo sguardo vivo e intelligente, i paesani d'Imoski superano, per istruttura fisica, qualunque altra razza d'Europa. Lo ripeto, sembrano giganti ed appaiono ancor più colossali per l'ampia fascia, onde si ravvolgono il capo. Tanto distante dai centri di civiltà, Imoski offre pure un contingente notevole di persone civili ed educate all'europea. Alcune case sono di costruzione moderna: la salute pubblica è affidata a medici intelligenti: il commercio è in mano di negozianti ricchi e solerti: la presenza di tre notai nella borgata accenna al quantitativo considerevole delle transazioni legali. Insomma, non siamo ancora nell'halbvergessenes Land, paese a metà dimenticato, di quel caro pubblicista teutono: siamo in un paesello piccolo, ma geniale, dove mancano teatri e conforti occidentali, ma non manca la scuola e vi abbondano il cuore vergine e l'intelligenza svegliata dei superbi paesani. I quali, per quanto erculei, sono miti come agnelli; però, se si adirano, diventano pantere" (pp. 390-391).

"La posizione e i dintorni d'Imoski, rimarchevoli per vari motivi, diede occasione ad un'interessante relazione militare. Leggiamola insieme, modificandone alquanto la dizione. Porta la data del 1717, anno dell'occupazione militare veneta, e fu estesa da Alvise Mocenigo III, provveditore generale in Dalmazia ed Albania, per il serenissimo principe, il doge Giovanni Corner II.

Imoski — dice la relazione — sorge sulla sommità d'un sasso considerevolmente più alto dal piano che le rimane a mezzogiorno: dagli altri tre lati è circondata da un altissimo vallone, in fondo al quale stagnano le acque di un lago. Le sue difese si restringono nella sola sua fronte, ed occupando le sue quattro facciate la sommità tutta del nominato sasso, di sua natura inaccessibile per ogni parte, l'aggressore non può prenderla che di fronte. […]. Ad ogni modo, animato da salda confidenza nella protezione divina, in cui tenni di continuo rivolti i miei voti, ho voluto tentare con militari esperimenti la pubblica fortuna. Fatta perciò, nella notte, condurre a fronte della piazza la artiglieria, appoggiata alle lodevoli attenzioni del serdaro-maggiore di battaglia, Rizzo, furono prontate le batterie in sito opportuno, così che la mattina del 27 luglio (1717) si diede principio a tormentarla col fuoco. Si univa al nostro fuoco quello incessante della moschetteria, appostata nello case e torri del borgo che fan corona alla piazza medesima. Fu grande il coraggio dei difensori che, non badando alle rovine cagionate dallo nostre bombe, mortari e cannoni, rispondevano con incessanti colpi di moschetto. Videsi molto meglio la loro costanza ed intrepidezza, quando, fatte volar in aria dalle nostre batterie per ben due volte le loro munizioni, i morlacchi, con valore incredibile, montando l'un sopra l'altro, poterono sormontare il primo recinto ed occuparlo. Sforzandone le porte, tolsero cinque destrieri nobili, levarono una bandiera e piantarono sopra le mura un'altra di Vostra Serenità in augurio felice della vicina conquista: […]. Finalmente, il lavoro era per ridursi al suo termine, dopo due giorni e due notti di incessante lavoro, quando i nemici, avvedutisi di dover cadere con certezza sotto le rovine della piazza, e spaventati dalla morte di 27 di loro, colpiti dalle nostre bombe, spiegarono bandiera bianca, in segno di voler parlamentare e patteggiare la resa. […]. Così la piazza di Imoski gode la sorte di nascere al dominio felice di Vostra Serenità. È grande il suo prezzo per la qualità della sua situazione che le presta una difesa tanto forte che l'occhio, solo nel vederla, può far piena fede alla verità. Protegge Sign, Almissa, Duare, il Primorje, Makarska e Vergoraz, ed apre il passo a Duvno, Ljubuski, Pocitelj e Mostar. 

Così la relazione. Anche oggidì, del resto, il distretto di Imoski è uno fra i più importanti di Dalmazia, non solo per la sua situazione strategica dominatrice, ma anche per la sua floridezza agricola. Da alcuni anni vi si fanno vaste piantagioni di tabacco, incoraggiate dal governo. Ne visitai i depositi: sono eguali a quelli di Vrgoraz, ma il tabacco di Imoski è migliore. Rileverò fra le sue singolarità naturali, il celebre lago rosso, sul monte Podi, a breve distanza dalla borgata. Il monte ha una profondissima fossa circolare, con in fondo un bel lago perenne" (pp. 393-395).