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Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Almissa

"Almissa, vista dal mare, tradisce tosto il momento più saliente del suo passato storico: la pirateria. Dal cassero del piroscafo non si distinguono le case del paese, sepolte quasi sotto alti dirupi, aridi, inaccessibili. Non vedete che una gola di monti, fantastica nel suo orrido; grossi macigni, precipizi, roccie grigie, altissime, con i ruderi di due edifizi antichi, evidentemente due fortezze. E dite tosto: questo non poteva esser altro che un nido di avoltoi. E vi si affacciano le lotte lunghe, sanguinose sostenute nell'età di mezzo da Venezia contro i pirati di Almissa. I quali avevano i loro complici, i narentani per esempio, ed altri nelle grosse isole vicine. Nè io intendo svolgere qui un atto d'ccusa contro quel genere medioevale di sport. Era forse, per certi paesi e per certi popoli, una condizione inevitabile d'esistenza" (p. 171).

"Dell'antica potenza di Almissa non restano oggimai che scarse traccie visibili. Su due picchi che sovrastano la cittadina si veggono i ruderi del castello Mirabello, così chiamato probabilmente dal nome di chi lo eresse. E su di un dirupo più alto, gli avanzi di una fortezza antica evocano nell'esploratore memorie di un'epoca eroica molto lontana. La odierna città, sulla sponda sinistra del Cettina — l'antico Tilurus — conta scarsi 1000 abitanti. Vi fioriva il commercio, specie con le isole vicine, fino a che esso era limitato a pochi centri. Un ramo d'industria molto produttiva per gli almissani era rappresentato dai molini lungo il corso del Cettina. Ma anche questa risorsa è oramai cessata per due motivi capitali: primo, perchè i paesani e gli isolani non seminano più granaglie, trovando maggior compenso nei vigneti; in secondo luogo, le farine dei grandiosi stabilimenti esteri fanno concorrenza invincibile alla piccola industria paesana dei molini. Poi, le foci del fiume essendo da anni ostruite, ne è interdetta la navigazione fino ai molini, epperò le navi di piccolo cabotaggio, che un tempo approdavano numerose nella rada d'Almissa, si rivolgono altrove.

Fra le famiglie che maggiormente onorano l'Almissa moderna è quella dei Radman, ed io ebbi il vantaggio d'essere accolto ed ospitato da essa, per poche ore, festevolmente. Il più giovane rampollo di quel nobile ed antico casato, il simpatico Francesco, ebbe verso di me attenzioni speciali e mi presentò tosto a suo zio Antonio, un'illustrazione dalmata. — Benvenuto!... come stai?... son tredici anni che non ci vediamo...

Infatti, Checco e io non c'eravamo più riveduti dal 1878. In quell'anno, essendosi mobilizzato il reggimento Weber, per i bisogni dell'occupazione militare della Bosnia-Erzegovina, ci trovammo inaspettatamente nel forte Grippi di Spalato, vestiti da semplici soldati. Nè eravamo le sole reclute che avessero titoli accademici. La compagnia suppletoria ne contava una quarantina: professori, ingegneri, dottori in legge, e via discorrendo, chiamati sotto le armi per le esigenze imprescindibili di guerra. Non dimenticherò mai i maltratti poco generosi di un ignobile tenente che teneva a farci sentire tutto il peso della nostra modesta posizione... — Ricordi, Checco, le manovre e le marcie forzate dalle ore tre antimeridiane alle otto, e le famose merende luculliane divorate a quell'ora insolita, quando prima, abitualmente, si prendeva appena una tazzina di caffè!... L'uomo è l'animale delle abitudini... — Ricordo tutto!... Ma tu te la sei svignata dopo poche settimane, mentre noi si fece tutta la campagna di Bosnia, e per giorni e giorni non ci spogliammo, e per più settimane si dormì all'aperto, su terreno umido, alla pioggia... […].

— Accenni nel suo libro — mi disse — all'importanza economica e strategica di una strada carrozzabile tra Almissa e l'altipiano di Duare. Essa avvicinerebbe di molto la Dalmazia al centro dell'Erzegovina, e, in generale, le provincie occupate al mare. Quell'altipiano, molto popolato, ne risorgerebbe. Vedrà, recandosi a Duare, l'attuale strada: è romantica sì, ma indescrivibilmente orrenda: non sembra fatta per uomini, nè per animali da soma, ma per capre a dirittura. Si tratterebbe di riattare e, in certi punti, allargare la strada esistente. Noti che i veneziani, per viste strategiche, tenevano molto al possesso della strada e dell'altipiano di Duare. È sorprendente, davvero, che il governo di Dalmazia non ci abbia mai pensato.

Ho detto già che il prosecco spumante d'Almissa è una specialità di quella zona. Gode fama europea. Devo soggiungere ancora che l'industria vinicola è esercitata, nelle cantine dei Radman, con criteri moderni. Il prosecco spumante greggio si trasforma in bottiglie prelibate. Poi, Francesco Radman slancia in commercio il suo superbo Moscato Rosa, un vino soave dall'aroma deliziosissimo di rosa. Può contrastare il primato a qualsiasi altro prodotto francese. Ne presi un bicchierino e ne conservai in bocca la fragranza per molte ore. — Fabbrico pure dello champagne paesano: vuoi assaggiarlo? Ne assaggiai un bicchiere e ne rimasi deliziosamente sorpreso. Glie ne feci i miei complimenti, soggiungendo qualche consiglio d'opportunità. In Almissa abbonda una qualità speciale di vino bianco, atto ad essere trasformato in champagne. — Non sarà lo champagne Mumm, nè Röderer — soggiunse l'egregio produttore — ma potrò vincerne la concorrenza, nelle nostre provincie, col prezzo. […].

Attraversai le vie principali della città, abbastanza anguste ed altrettanto tranquille. Pochi negozi e scarsi sintomi di floridezza commerciale. Ma parecchie persone ammodo, qualche gentile apparizione alle finestre, molta cortesia rispettosa nei cittadini. Non credo che Almissa possa vantare edifizi notevoli per pregi architettonici, o per singolarità decorative. È di data recente quasi tutto il materiale della città. […].

 — Ed ora andiamo a visitare il seminario glagolitico di Priko — dissero gli amici. Sorge dall'altra parte del fiume ed è uno dei primi edifizi rimarcati dallo straniero proveniente da Spalato. Oggidì esso non accoglie più, come fino a pochi anni fa, numerosa studentesca. Il convitto venne soppresso e ridotto a semplice abitazione di un reverendo. Eppure, ebbe i suoi fasti: diede alla Dalmazia molte illustrazioni; fu un semenzaio di patrioti che caldeggiarono poscia l'idea nazionale slava, quando il dirsi «nazionale» era pericoloso. Certo, il seminario di Priko, fondato nel 1761, non poteva vantare metodi didattici esemplari, poichè era un istituto d'educazione piuttosto primitivo" (pp. 173-177).