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Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Ugliano

"Due scogli lunghi e montuosi chiudono il primo canale di Zara: Uglian e Pasman. Sulla loro costa biancheggiano paeselli nitidi, abitati da gente affabile, laboriosa, simpatica. I paeselli di Uglian offrono un soggiorno estivo delizioso ai zaratini. Principalmente a Oltre trovate, nei mesi caldi, un'eletta colonia zaratina. E così si ridiviene all'antico: anche i romani avevano, precisamente su quegli scogli, le loro ville. Ho notato un fenomeno etnografico stranissimo. Kale e Oltre, due villaggi sullo stesso scoglio di Uglian, distano tra loro un chilometro scarso. Eppure tra i loro abitanti è un divario grandissimo, come se li dividesse l'oceano. Gli oltresini sono coraggiosi e valentissimi marinai, affrontano impavidi qualunque uragano; sono alti, forti, slanciati; portano baffi, discorrono con disinvoltura; intelligentissimi, sfoggiano, mercè il contatto coi zaratini, modi urbani e cortesi. I kalianesi, invece, sono zotici, di mente corta, dal fare impacciato; pessimi marittimi, non si fidano del mare; non portando baffi, sembrano frati con quel loro viso raso ed asciutto. Differiscono tra loro perfino nel dialetto che parlano: gli oltresini parlano la lingua slava moderna, i kalianesi usano un dialetto speciale con accento e forme antiquate, che possono interessare un filologo. Per amor del cielo, se vi recate a Kale, non vi sfugga una parola circa un esilarante episodio tradizionale di pesca, onde furono vittime i kalianesi. «Guai se vi sfugge un detto!». Il fatto avvenne così. Fu un tiro birbone di un ignoto, il quale gettò nelle reti dei kalianesi una cavalla morta. Quando si misero a tirar la rete e s'accorsero che v'era qualchecosa di straordinariamente grosso, chiamarono un rinforzo di amici. Accorse tutto il paese. Tira... tira... tira meglio! Finalmente — oh, disinganno! orrore! maledizione!... — comparve la cavalla, gonfia come un elefante. Da quel giorno nefasto, se volete indurre un kalianese all'assassinio, non avete da far altro che irritarlo con questa semplice, ma eloquente esclamazione cavallina: «Ih!... ih!... ih!... ». Del resto, kalianesi, oltresini e tutti quegli isolani possono vantarsi d'esser la gente più attiva, più laboriosa del mondo. Poichè il loro scoglio produce poco, essi comperano e coltivano campagne in terraferma, talvolta a otto fino a quindici chilometri da Zara. Nei giorni di lavoro, s'alzano alle due antimeridiane: arrivano a Zara, con le loro barche, verso le tre: quando il sole è già spuntato giungono ai loro campi: lavorano come leoni, con una breve interruzione per il pasto frugale del mezzodì, fino alle ore 6 pomeridiane: si rimettono in cammino verso le loro barche, ripassano il canale, giungono alle case loro, cenano abbondantemente, si coricano verso le nove, dormono, per riprendere all'indomani, alle stesse ore, lo stesso lavoro. Così per settimane intere. Portano seco, tutti i giorni, i loro asinelli e gli strumenti campestri. Nell'America del sud raccontai ad uno estanciero codeste prodezze; gli sembrarono talmente paradossali, che mi promise una somma vistosa, se gli portavo cento famiglie di simili agricoltori. Davvero, sono tipi rari di laboriosità. E vedere come lavorano le loro donne, e come son sane, forti, slanciate: sono capaci di vogare, di zappare la terra, di vangare al pari di qualunque loro uomo, senza dimenticare le cure di famiglia e la loro prole, sempre numerosa. […].

Via, i dintorni di Zara non valgono quelli di Napoli, ha ragione l'amico Colautti. Ma i dintorni di cento altre città europee di provincia, non valgono quelli di Zara. Così abbiamo ragione ambedue. Ad ogni modo, lo straniero che visita per la prima volta la Jadera dei romani, la Diadora dei bassi tempi, vede ed ammira cose che sorpassano di molto la di lui aspettativa. Ed è già qualchecosa: è una vittoria dell'ambiente storico, civile e naturale dell'odierna Zara" (pp. 68-72).