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Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Delta della Narenta

"La grande valle della Narenta è presso che tutta allagata, durante l'inverno, dal fiume che serpeggiante la scorre di mezzo, e d'altre sorgenti ancora, per cui, nell'estate segnatamente, l'aria è molto insalubre e vi regnano le febbri intermittenti ed i profluvii biliosi endemici, spesso letali. Il governo austriaco presentemente si occupa del suo prosciugamento, che però segue lento assai, non potendosi effettuare che per colmate, stante la poca pendenza del fiume, e viene calcolato che per tal guisa potranno ridonarsi all'agricoltura circa 11,000 iugeri di terreno arativo di prima qualità.

I principali prodotti del suolo riduconsi in oggi alle granaglie, che per ora non eccedono i bisogni degli abitanti, al vino, ai foraggi, alla così detta brula (juncus acutus scirpus holoschoenus), che viene esportata per le varie parti della Dalmazia e della Puglia, e serve a vestire le piante, a formare sporte per la pressione delle ulive, rozzi cordaggi, canestri, stuoie ed altri oggetti simili per usi rusticali. Vi prospera inoltre la coltura del gelso e dell'ulivo, mentre vi è abbandonata la pastorizia. L'industria degli abitanti però è dedita piuttosto alla pescagione ed alla caccia e principalmente al commercio delle mignatte, di cui se ne asportano annualmente migliaia di chilogrammi, il traffico quale offre presentemente a quegl'indigeni l'oggetto primario di ogni risorsa; anche la tratta delle anguille vi è considerevole, ma soggetta a diritti erariali, per cui viene temporariamente appaltata. La caccia aziandio vi trova campo vastissimo di sfogo per ogni sorta di volatili acquatici e palustri che vi si annidano, e da cui può dirsi quasi, che quegli abitanti ritraggano il nutrimento ordinario; mentre per altra parte le specie rare di uccelli che vi si trovano di passaggio, formano soggetto a continue ricerche dei naturalisti. Non sono molti anni che venne ivi scoperto il pelecanus crispus, il quale vi comparisce in primavera, e che da Naronta ne vennero inviati molti esemplari a parecchi musei. 

Dalle foci di detto fiume prosegue la costa, presentando ovunque una continua alternativa di orrido e di bello, scoscendimenti senza fine, balze tremende, roccie nude ammassate sopra roccie in forma piramidale fino all'altezza di 5500 piedi nel monte Biocovo. L'Albio degli antichi, vero gigante dei monti litorali di tutto l'Adriatico" (pp. 95-97).