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Imago Dalmatiae. Itinerari di viaggio dal Medioevo al Novecento

Bocche di Cattaro

"Il canale di Cattaro è una lunga e larga baia formante nove altre baie minori le quali possono considerarsi unite assieme come un unico grande porto. In questo canale, che le roccie di Ragnitza e della Madonna dividono in tre, è una delle più sicure rede dell'Adriatico, ove svernava ai tempi della republica Veneta una parte della sua flotta leggiera. Il nome di bocche deriva dalla speciale sua forma, il cui perimetro è di circa 200 chilometri e la larghezza, all'entrata, di mezzo chilometro, che con giri tortuosi, ora allargandosi, ed ora restringendosi fra sponde amenissime, s'insinua più miglia entro terra, giungendo sino alla radice del Montenero, laddove più minaccioso e tremendo adergendosi colle sue rupiginose cime sembra che dia coll'orrido che intorno sparge un maggiore risalto alla bellezza del canale stesso, il quale riguardasi come una bizzarria geografica. Quivi ammirasi la nuova strada costrutta lungo le balze, la quale s'interna nel Montenero fino all'altezza di circa 1900 piedi e che guardata in qualche distanza co' suoi spessi volgimenti e rivolgimenti a zig-zag, può far nascere l'idea che ne abbiano data la traccia col loro cammino i fulmini.

Il canale di Cattaro ha veramente l'aspetto di un lago italiano tra le Alpi, soltanto che la sua acqua è salata, e giace sopra di un piano congiunto al mare, prestando non solo, come si disse, un porto ampio e sicuro alle più grandi navi, ma anche un seno il quale per la sua bellezza romantica la cede solo al Bosforo, e vale la vista del Libano da Bairat, o del Vesuvio della baia di Napoli. Lungo il lido poi tanto a destra che a sinistra, tutta la riva di questo seno di mare, è seminata di villaggi e di casini di campagna. Ricchi vigneti e giardini di cedri si allargano sul davanti in considerevole estensione, mentre soprastanti alla linea vegetabile, giganteggiano nude e mirabili roccie coronate dalle nevose cime del Montenero. Tutta questa deliziosa prospettiva protendesi fino al punto, ove trarupata ed umile appiè d'un'alta e brulla montagna si presenta la città di Cattaro" (pp. 31-32).